Ristorante El Capricho
Quando si arriva a Jiménez de Jamuz si resta un po’ sorpresi.
Certo, dalla cartina avevamo capito che non si trattava di una metropoli ma anzi di un piccolo borgo a poco più di un’ora da Leon. Ma poi, la realtà è sempre diversa da come te l’aspetti.
E arrivare al Capricho è stato così.
Del ristorante e del suo “dueno” -il patron come diremmo da noi- avevamo sentito grandi cose e José Gordón è famosissimo. Ma ti resta sempre un dubbio di fondo: ma siamo sicuri che sia questo il ristorante di carne tra i migliori al mondo di cui si sente così tanto parlare?
Qui? Tra queste disabitate colline? Sembra impossibile …
Poi ci accoglie Rodrigo. Ci porta a fare un giro nelle terre attorno. Ci fa vedere i buoi. Sono le “cinque de la tarde”, fa caldo, e i buoi sono adagiati annoiati nei prati. Bestioni enormi. Ci dice che pesano anche 1500 chili! Ci parla del rispetto che hanno da queste parti per questi animali, di come se ne prendono cura. Ci accompagna a vedere le stanze scavate nel tufo delle colline dove tengono la carne a frollare. Stanze a temperatura ed umidità controllata, per processi studiati negli anni.
Qui il bue è una religione laica. Col pick up ci porta a vedere anche il macello, a pochi chilometri. Ce ne parla con cura, ci fa vedere le cecine appese a stagionare, gli hamburger, i vari tagli.
Abbiamo capito che non ci eravamo sbagliati sul posto.
Sulle tranquille colline di questa zona gli anni non sembrano passati invano.
Ci ritroviamo a cena. Questa volta c’è anche José Gordón.
Grande. Burbero. Di poche parole. Ci accompagna a farci visitare il suo ristorante. Ne è super orgoglioso. Non è solo la storia di famiglia. No, è il suo lavoro di anni. Ha una cantina che non ha niente da invidiare a quelle delle migliori enoteche che ho visto.
E così si compongono i pezzi di questo puzzle: José Gordón non è solo un signore che sa allevare buoi, che si vanta di guardarli e capire se sono pronti per essere macellati. O capace di tagliare alla meglio la carne per farla frollare come pochi altri.
Josè non è solo un mastro asador, che preprara una chuleta di carne da far impazzire lo scafato cronista del Time. No, non è solo questo.
El Capricho è diventato uno dei migliori ristoranti al mondo perché el senor Josè Gordon è un uomo che a tutte queste conoscenze ha assommato un gusto per la cucina e per la tavola molto, molto, sofisticato.
Ora qui su patanegra.it vogliamo darvi la possibilità di vivere un po’ di questa esperienza, gustandovi la carne del Capricho.
Anzittutto il bue, o El Buey, come dicono a Jiménez de Jamuz, che è da sempre considerata la specialità della casa.
Trovate le chuletas, le costate. Pesano circa un chilo e mezzo ciascuna. Valgono lo sforzo di una grigliata ben fatta.
Oppure le costate di vacca. Da selezionate vacche galiziane, bestie da fatica e non da latte, che però sanno regalare carne ben marezzata.
E gli hamburger, o il carpaccio.
Insomma: El Capricho!